“I rapporti tra l’Ungheria e la Santa Sede Apostolica vantano una storia millenaria. Tali rapporti sono sempre stati tra gli elementi rilevanti dell’equilibrio politico e della fisionomia culturale dell’Europa. Inviando più di mille anni fa la corona al re ungherese Santo Stefano, papa Silvestro II aprì la porta attraverso la quale gli ungheresi poterono fare il loro ingresso nella comunità dei popoli dell’Europa dell’epoca. La diffusione della genuina fede cristiana e lo sviluppo delle istruzioni cristiane nella nostra patria crearono i presupposti per il popolo ungherese di vivere di pacifica attività economica e di instaurare buoni rapporti con i popoli vicini. Il cristianesimo trasformò il modo di vivere e la mentalità di questo popolo e rese possibile, dopo le grandi catastrofi del medioevo, ristabilire e consolidare la vita cristiana europea. Quando poi, nel 1456, i turchi minacciavano ormai Belgrado, intervenne, al fianco delle truppe ungheresi di Giovanni Hunyadi, l’esercito di crociati guidato da San Giovanni Capestrano: le campane che suonano a mezzogiorno serbano tuttora il ricordo di quella vittoria. L’unione delle forze fu necessaria anche all’inizio del 16mo secolo allorché, prima della battaglia di Mohacs, il legato pontifico ebbe a riferire a Roma che l’organizzazione della difesa procedeva a rilento e che le uniche forze militari ad accorrere in aiuto all’Ungheria erano quelle assoldate con denari del pontefice.

Alla sconfitta di Mohacs, nel 1526, seguirono 150 anni di dominazione turca, con guerre ed epidemie continue e con la deportazione degli abitanti di interi villaggi, venduti come schiavi nei mercati del Vicino Oriente. La vittoria del 1686, con la liberazione da parte degli eserciti cristiani della fortezza di Buda prima, e dell’intero territorio del Paese poi, rappresentò la vera liberazione, la vita e la cultura. L’anima e il principale finanziatore di tutta questa campagna militare fu il beato papa Innocenzo XI e, similmente, nel corso del 18me secolo, l’opera di ricostruzione e l’organizzazione della scolarizzazione poterono realizzarsi con il sostegno della Chiesa universale.

Dopo la Prima guerra mondiale l’Ungheria divenne uno stato indipendente. Essa allacciò con la Santa Sede Apostolica relazioni diplomatiche proprie, le quali, ancora una volta, aiutarono l’integrazione nella famiglia dei popoli europei di questo Paese piccolo e isolato.

Ai tempi della Seconda guerra mondiale la rappresentanza diplomatica della Santa Sede, la nunziatura, grazie all’eroico impegno del nunzio apostolico Angelo Rotta e di mons. Gennaro Verolino, salvò decine di migliaia di persone dalle persecuzioni razzali e dalla morte certa. Gli studi più recenti hanno anche chiarito come la nunziatura non soltanto partecipasse all’attività di salvataggio dell’intero corpo diplomatico ma che anzi ne fosse, in un certo senso, il motore. Tale testimonianza di umanità e di altruismo è tuttora vivissima nei ricordi del popolo ungherese.

Tanto più dolorosa fu, per contro, l’espulsione della nunziatura da Budapest, imposta dalla dominazione sovietica succedutasi alla dittatura nazista, per cui le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e l’Ungheria subirono un’interruzione fino al 9 febbraio 1990. Il riallacciamento delle relazioni diplomatiche, venticinque anni fa, fu ancora una volta carico di significati simbolici, segnando il ritorno del nostro Paese nella grande famiglia dei popoli occidentali.

E’ ancora oggi prezioso e fecondo l’operato della Santa Sede Apostolica in Ungheria, non soltanto nel sostegno del lavoro della Chiesa e della società ungherese, ma anche nel contributo alla riconciliazione degli ungheresi con i popoli vicini e alla loro fattiva collaborazione. Un evento rilevante di questo processo è stato la dichiarazione congiunta, dal titolo «Perdoniamo e chiediamo perdono», firmata dalla Conferenza Episcopale Ungherese e da quella slovacca nel 2006, salutata da papa Benedetto XVI con un suo messaggio speciale. (Indirizzo di saluto di S.E. il Card. Péter Erdő, primate d’Ungheria, arcivescovo di Esztergom-Budapest alla conferenza “Rapporti diplomatici tra la Santa Sede e l’Ungheria” nel 2015)